50	STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI
Caldina, con un ravvicinamento che noi pure troviamo assai giusto, benché guardiamo la cosa sotto un punto di vista affatto opposto da quello del dabbene scrittore, dice che il mortaio della donna, cogliendolo sulla lesta, l'ha steso semi-morto sul suolo, e quivi « sopraggiunto da quei che il seguivano, fu di gravi piaghe miseramente ucciso ».
  Ecco com’ ebbe fine l’infausta impresa. 11 palazzo dei Tiepolo venne atterrato dalle fondamenta, e su l’adeguato terreno posto un monumento d’infamia (1); quello dei Quirini, per decreto, tramutato in macello, i beni messi a confisca; i loro nomi e gli stemmi dovunque cancellati e raschiati, pena la vita a chiunque, anche in seguilo, osasse di reintegrarli. La donna del mortaio ebbe in premio dalla republica una pensione per sè e pei discendenti (2); al luogo del supplizio reslò il nome di mal passo (3). 11 giorno di San Vilo e Modesto, nel quale la congiura fu spenta, venne festeggiato ogni anno a Venezia con solenne concorso del Doge e senatori alla chiesa ad essi dedicata, e con suntuoso convito.
  La cospirazione di Tiepolo aveva posto in grave pericolo lo slato. Oltre la guarantia criminale, che giudicava d’ogni delitto, il Gran Consiglio creò un tribunale straordinario per conoscere i complici; e questo tribunale è per l’appunto quel Consiglio dei Dieci, sì formidabile, al quale Venezia fu debitrice della sua conservazione.
   (1)	De Sajamunte fu questu terreno, e mo per lu so iniquu tradimento a’è posto in cumune per altrui spavento. — V. l’Enciclopedia Storica di Cesare Cantv.	*
   (2)	Sic antiqua reipublicae restituta tranquiltitas, plurimaque postmodum in strenuos cives ac de patna benemeritos, atque adeo in ipsam anum collata sunt proemia.—V. ¡1 libro i del canonico Gio. Batt. Vebi, succitato.
   (3)	V. in Sabelt .ICO.