CAPITOLO XII. 447 ha saputo trovare il mezzo di costringere la sua popolazione a pigliare le armi per impedire l’entrata delle truppe straniere nel suo territorio, ora non sa trovar quello di costringerla a deporle. Ma me n’incarico io. 1 nobili delle provincie, da voi tenuti finora in conto di schiavi, devono aver parte, come gli altri, al governo. Ma già questo governo è vecchio, e bisogna che crolli'.— Quanto siano rimasti esterrefatti, a tal discorso, i veneti ambasciatori, è inutile il dirlo. Ben s’ingegnarono essi di far riflettere al generale come non potessero supporre ch’ei volesse rivolgere alla ruina d’uno stalo quelle armi gloriose che testé avevano salvalo il suo; poiché tutti i governi, benché impari di forze, sono pari in diritto; e la república francese, che s’era dichiarala la proleltrice dei popoli, non poteva incominciare la sua missione coll’opprimere i Veneti. I quali, del resto, si sarebbero lasciati disarmare per dar prova di buona fede a di avversione alla guerra, quand’egli avesse pensalo a ridurre al dovere le città ribelli; oltre a ciò i colpevoli sarebbero sicuramente puniti; onde, essendosi adempiuto a quanto egli richiedeva, speravano che si sarebbe lasciato indurre a miglior consiglio verso la veneta república. Ma Bonaparle non se ne mostrò pago. Pretendeva che dovesse bastare il tirar una linea lungo il Mincio, con proibizione agli insurti di assalire i Veronesi, dei quali, però, voleva assolutamente pigliarsi una vendetta; e poi tornava in campo colla pretensione della lega contro l’Inghilterra. Al che, i commissarii veneti non si credettero più autorizzali di accondiscendere, onde risposero promettendo di riferirsene subito al senato, il quale,