STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI italiani dell’anòmala circostanza di un pontefice fautore, forse involontario ed inconscio, della causa della nostra indipendenza e nazionalità, tanto più solleciti dovrebbero mostrarsi di farne loro prò adesso che l’ha, forse inconsciamente ed involontariamente, abbandonata e tradita. Sono già molti secoli che l’Italia impreca al dominio temporale del papa, come uno dei più forti ostacoli al suo risorgimento, e da più secoli tenta indarno il mezzo di liberarsene. Ora l’istcsso pontefice, coll’andare a buttarsi nelle braccia del re bombarda-tore, ce ne ha pòrta la buona ed inaspettata occasione. Guai a noi se non sapremo coglierla in tempo! 11 principe elettivo, non però eletto dal'popolo, abdicò fuggendo, e lasciò i suoi Stati senza governo, senza legittima autorità. E noi ringraziamone il Cielo; poiché nella volontaria diserzione di Pio sta, se sapremo giovarcene, la salvezza d’Italia. Dal papa, suo sovrano temporale per mandalo di cinquanta chierici, Roma deve appellarsi ai milioni d’uomini,- dal principe deve appellarsi ai popoli. Roma, per volere della Providenza , fu lasciata libera e signora di se; metta dunque a profitto un tal fatto, per riprendere l’uso del suo imperscrilli-bile diritto, e chiami a sè i rappresentanti di tutta Italia, eletti dal suffragio universale dei popoli, a formare la Costituente italiana, e non lasci sprecare il tempo in cicalio di parlamenti che strascinano la maestà del suo nome in supplici atti alle anticamere di un porporato, ed alle barriere del re Borbone, dove uno sgherro li riceve, e un altro li respinge. E si tenga lontano, soprattutto, i fautori ostinati dcH’accordo coi potenti, e della scherma politica; arti indegne di un po-