CAPITOLO XVI. 45> vicini troppo prepotenti e pericolosi, e l’appoggio del duca di Milano e dei Fiorentini, coi quali aveva a bella posta stretta un’alleanza. in quel mentre, le milizie napoletane erano entrate sul territorio pontificio per esservi completamente sconfitte dai Veneziani a Velletri. Allora le corti di Napoli e di Spagna trovarono necessario il guadagnarsi ilconte d’imola, e perciò d’accordo gli promisero un assegno di 100,000 ducati, oltre il comando di un esercito, la cessione dei principati di Faenza e di Rimini, con altri non pochi vantaggi. A tal nuova, il papa s’uni ai nemici della republica, la quale, mentre aveva incominciata la guerra contro il solo duca di Ferrara, trovossi a combattere d’un tratto contro tutti gli stati italiani; ond’ebbe ad esclamare il Sànuto : sicché s'unì tutta l’Italia cóntro noi (1). Ma quanto più critiche erano le circostanze, altrettanto più luminosa apparve la fermezza e la perspicacia della politica veneziana, per la quale seppe dignitosamente respingere ogni proposizione di pace fatta dal pontefice, perchè troppo gravose al decoro ed all’interesse della republica, la quale giunse persino a richiamare da Roma il proprio ambasciatore. Non mancarono, per altro, i Veneziani di adoperare ogni mezzo per giustificare le loro intenzioni e mostrare come fossero alieni dal voler movere ingiuria alla Santa Sede, conoscendo benissimo quanto sarebbe stata temeraria e pericolosa l’impresa. Fecero valere eziandio i grandi e segnalati servigi che dicevano di averle in tante occasioni prestalo; e perciò diedero incarico di scrivere (1) Vita del Doge G. Moccnigo.