CAPITOLO XIV. 389 quei danari sarebbero stati esclusivamente dedicati alle spese di guerra contro gli infedeli. Eppure la republica trovandosi in gravissimo dissesto economico, aveva ben poco a sperare da quella guerra contro i Turchi. Follia sarebbe stata ¡1 pensare di poter riescire a sterminarli dall’Europa ; sicché restava sola la lusinga di potersi assicurare qualche vantaggio, e la sicurezza commerciale. Fu quindi subito deliberato di proporre trattative di pace. Ma quando il Papa ciò seppe, offerse trecento mila ducati perchè si continuasse la guerra. Si venne dunque alle mani. Siamo nel 1466. 1 Veneziani presero Atene dai barbari chiamata Seiina, e la saccheggiarono. I Turchi ne trassero vendetta coll’impa-lare un proveditor veneto, caduto loro nelle mani; poi riescirono anche a riprendere la città, uccidendo oltre 1000 soldati della republica. Alla fine, nella primavera del 1470, uscì dallo stretto di Costantinopoli una flotta così imponente, che la si diceva composta di 108 galee, con altri 200 bastimenti, portanti un’armata di settanta mila uomini. Da Serse in poi non s’era più visto su quel mare così numerosa falange d’armati. Colla scusa di aspettare sussidi da Candia, Nicolò Canale, comandante delle galee venete, lasciò sbarcare i Turchi a Negroponte, unire quest’isola col continente, per mezzo di un ponte di barche, e dare l’assalto alla città. Nei primi tre scontri, i Turchi avevano perduto più di 20,000 uomini, egli assediati, a colpi d’artiglieria avevan mandato a fondo del mare, trenta galee. L’ammiraglio Veneto, però non seppe o non volle approfittare di così favorevoli disposizioni della fortuna, e si mantenne in una completa immobilità; per cui la città, dopo aver oppostola più vigorosa resistenza, per la quale