«0 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI :il solito, combattevano ili così mala voglia da tener viva nelPesercito della lega la speranza della rivincila. E non sarebbe stalo mollo difficile a conseguirla, se i suoi capitani avesser badalo un po’ più seriamente a far la guerra contro l’avversario ed a restare Ira loro in buona armonia. Invece, pare che avessero voglia di fare lutto il contrario. Ed assai ne duole, che questo rimprovero tocchi, per buona parte, anche a quel Francesco Guicciardini, dei cui studi noi ci siamo le tante volte giovali, ed il cui nome ricorda pur troppo, non meno l’eccellente scrittore, che il pessimo cittadino allora capilano delle truppe pontificie. II primo ad andarne di mezzo fu il povero papa, il quale si vide assedialo in caslel Sant’Angelo, d’onde non potè uscire, che mediante un accordo. Ben pativa l’esercito di Carlo V per mancanza di danaro, ma troppo prevaleva il numero de’ soldati, perchè le potenze belligeranti d’Italia non avessero a restarne in grande apprensione , onde i Veneziani pensaron bene di richiamare l’esercilo mandalo in soccorso agli alleali per tener ben munite le loro frontiere. Così una flotta spagnuola ebbe agio di avanzarsi nei golfi di Napoli e di Genova a grande scapilo degli interessi italiani. Clemente VII che, per tal modo, si trovava esposto a gravi pericoli, non esitò ad implorare dall’imperatore una tregua che ottenne per olio mesi, mediante una grossa somma di danaro. Quanto ne strillassero i Veneziani, è facile l’immaginarlo. Essi restavano colla sola Firenze per alleala, la quale, se cedeva, o era vinla, avrebbero avulo ine-viiabilmenlc il nemico in sulle porle. Per fortuna, che l’armata imperiale, vedendo difficile o poco profittevole il saccheggio di Firenze, tornò a