\\ STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Ire, a sorte, ogni mese, detti i Capi dei Dieci, ai quali spettava il diritto di aprire tutte le lettere dirette al Consiglio, salvo il farne in seguilo rapporto ai colleghi ; di ricevere in secreto le deposizioni dei delatori, e di passare immediatamente all’arresto degli imputati; di visitare, anche di nottetempo, le carceri, per interrogarvi i prigionieri, e, qualche volta, rilasciare sull’istante in libertà quelli che risultavano proprio innocenti. Era in loro diritto il radunare il Consiglio anche in via straordinaria. L’uno di questi tre capi, alternativamente, era di settimana, durante la quale a lui spettava il ricevere le istanze, interrogare le parti* e darne quindi comunicazione ai colleghi, per provedere insieme il da farsi. ' Nelle sedute del Gran Consiglio, il capo di settimana si metteva a sedere di rimpetto al doge, il quale, pure, era soggetto ai Dieci, a un-bel circa come lo erano i re di Sparta agli Efori. E con questi Efori, appunto, si diverte 1’ Amelot di mettere a raffronto i Dieci di Venezia. Entrambi questi magistrati avevano facoltà di arrestare, deporre, e persino condannare alla morte tutti quanti i magistrali della república, con questo di più che i Dieci tale diritto estendevano persino sul doge, mentre gli Efori non potevano sottoporre a giudizio del re di Sparta senza l’intervento del senato e dell’altro re (1). Talvolta gli Efori hanno applicato persino la pena dell’estremo supplicio, (1) E noto come a Sparta ci fossero sempre due re; l’uno della famiglia dei Procidi, e l’altro di quella degli Euristeni. Mos est a majoribu* Lacoe-demoniis traditili ut dúos haberent semper reges, ex duabus familiis Proclis et Eurysthenis, qui, principes ex progenie Herculis, Spartae reges fuerunt. V. CpavELio ¡Sipote, Vita di Agesilao, capo Io. Ciò fu fatto nella lusinga che l’emulazione valesse a ritenerli entrambi in dovere.