CAPITOLO III. 65 ìiieri pur essi, non ci venivan cerio Ira i piedi per difendere la causa della noslra nazionalità , cosa clic allora non si conosceva nemmanco per nome; nò tampoco della noslra indipendenza, e quindi, non hadaron punlo ai savii consigli del veneto senato; per cui, invece di accingersi a cacciare i Tedeschi dal Milanese, pensarono di conquistare eglino stessi il Napoletano. E lremila Veneti dovettero seguire, e dar mano al Lautrec nell’infausta impresa, mentre nuovi eserciti dell’imperatore, penetrando per le valli dell’Adige e del Tirolo, inondavano il loro paese. l’er fortuna, che nemmanco in quella occasione 10,000 Tedeschi, capitanati dal duca di Brunswich, fecero prova di mollo valore; per cui, dopo che questo eroe da saltimbanchi ebbe grottescamente sfidato a duello l’ottuagenario Grilli, doge di Venezia, ed ordinale mille inutili devastazioni su quelle floride terre, dovette ignominiosamente ritrarsi dal campo. E noi facciam voli perchè una simil sorte tocchi presto al generale Ka-delzky, comandante di un’orda di barbari che, speriamo, sarà l’ultima che venga a contaminare questa bella parie d’Italia. E tanlo più fermamente riteniamo, che l’attual maresciallo avrà l’islessa fino del suo predecessore, il duca di Brunswich, in quanto che, per imperizia militare, e per burbanza ciarlatanesca, non gli è cerio da meno. Ma, non molto prosperi riescirono gli eventi, nè anche all’annata francese nel regno di Napoli, la quale venne travagliala da ogni sorta di calamità, non esclusa la pesie, di cui fu vittima lo stesso Lautrec. E quando, nel 1529, Venezia e Francia s’erano risolutamente decise di farla finita una volta cogli imperiali, od a tale