CAPITOLO X. 251 Già nella gelosa loro politica, molte ragioni avevano di temere che si facesse voler troppo bene dal popolo; Fin da quando era procuratore di S. Marco, Francesco Foscari aveva commesso l’imprudenza di dedicare oltre trenta mila ducali in dot« di parecchie giovani di buona famiglia, ma impoverite. Poi si temeva anche la di lui ambizione e il genio deciso per la guerra. E tulli gli scrittori, per unanime confessione, riconoscono in lui di menle profonda, di animo baldo, di inconcussi proposili, per cui avrebbesi guadagnala nel governo della Repubblica molta maggior influenza che alcun altro de’suoi predecessori (1). Cominciarono allora a pesar diverse accuse contro Giacomo Foscari, figlio di lui, e quesle fra l’allre d’aver ricevuto doni da principi stranieri e nominatamente da Filippo Maria Visconti duca di Milano. 11 che sarebbe stalo una bassezza, non solo, ma un’aperta violazione delle leggi della república. Il Consiglio dei Dieci non ebbe riguardi ; fece arrestar l’imputalo e quindi condurre dinanzi, in pieno consesso. C’era anche la Giunta, cui presiedeva il vecchio Doge. Al misero padre toccò di assistere con occhio asciutto alla tortura cui fu sottoposto il suo figlio; poscia di pronunciare contro di lui la sentenza che il condannava ad un perpetuo esilio e lo rilegava per la vita a Napoli di Romania, Ma, imbarcatosi Giacomo per recarsi al luogo della triste sua destinazione, cadde ammalato ; ed a stento il povero genitore impetrò dai Dieci che gli fosse almen data licenza di scambiare il luogo dell’esilio. Alla fine (1) Profond, courageux , inèbranlable, communiqua aux conseils son proprc caractère ; et ses talens lui fircnt obtenir plus d'in/luence sur sa république, que n'en avoient excrcé la plus pari de ses prèdée-csseurs. — Sismo.voi»