CAPITOLO I. grandissimo ardore, nella lusinga elio tulli i cittadini fossero per lui. Più lardi, però non ricevendo gli avvisi aspettali da quei didentro, nò vedendo alcuni dei segni convenuti, stimò bene di non procedere più oltre. Ma poclii giorni di poi, essendosegli fatto incontro il conio Luigi, alla lesta d’un grosso numero d'uomini di quelle valli, deliberò di ritentare il colpo, il quale, questa volta, gli riesci più felice, onde i Veneziani poterono entrar in Brescia per la fogna del fiume Garzella (1). All a resa di Brescia, lenner subilo dietro la dedizione di Bergamo, di Orzi Vecchi, di Orzi Novi, Pontevico, e molte al Ire terre circostanti. E la vittoria sarebbe certo progredita più olire, od almeno confermala, se in Venezia, invece di abbandonarsi ad una sconsiderala ed intempestiva allegrezza, si fosse pensato a mandar subito nuovi rinforzi, tanto necessarii per l’espugnazione del castello. Negligenza che lornò tanto più fatale, quanto fu più grande la sollecitudine colla quale pensò il Foix a porre rimedio all’avula sconfitta. Per il che, Gaslone diede anch’esso , alla sua volta, l’attacco, e fece prova di lanlo valore e di sì rara fortuna che, malgrado la meravigliosa difesa dei Veneziani, egli riesci a vincerli completamente. Molli Francesi perirono, gli è vero , in quello scontro; ma anche dall’altra parte ne morirono circa 8,000, al dire dì alcuni, e secondo altri, fino 40,000. Tra questi si trovò Federico Contarmi, provveditore degli Stradiotli, il quale venne ucciso da un colpo di scoppietto, mentre stava combattendo sulla piazza. Rimasero prigioni gli stessi (l) Altri dicono che i Veneziani ruppero il muro in un luogo assai debole, ed in più altri salirono colle scale.