CAPITOLO XII. 415 suoi valevoli oilicii fra esse e Tarmala. Ma la necessità non ha legge. Perii che, se il senato s’obligava a procurargli il richiesto soccorso mensile, non solo si sarebbe astenuto dal molestare le provincie con ulteriori requisizioni , ma eziandio avrebbe falto stabilire la somma precisa delle passale provigioni, la quale formerebbe un credito che il governo francese non mancherebbe sicuramente di riconoscere e di liquidare, appena stabilita la pace. Conchiudeva dicendo: essere convenientissimo il far risultare con prove lampanti le buone disposizioni del senato verso la república francese, mentr’: egli poteva assicurare che il Direttorio teneva in molto maggior conto i quattro milioni sborsali dalla república di Genova, che non tulli quanti i patimenli della república di Venezia, poiché i sacrifizii di quesTullima erano considerali come meno volonlarii. Al che,i due comrnissarii non poterono dissimulare la lpro forte sorpresa, nell’udirsi proporre un tributo mensile tanto sovcrchiante le scarse risorse dell’erario, pro*-prio quando speravano che fosse prossima la fine di sì gravi sacrificii. Oltreché , vedevano che, cedendo alle pretensioni del Bonaparle, era come un dar pretesto agli Austriaci di esigere allretanlo; e Venezia non avrebbe potuto rifiutarsi dal soddisfarvi, stante i suoi principii di neutralità; e con ciò si sarebbe compiuta la ruina dello stalo. Ma Bonaparle, interrompendoli bruscamente, fece loro osservare che non si poteva più far parola di Austriaci, mentre essi erano totalmente scacciali dall’Italia; che tutte lo vcnele fortezze, tutte le città erano in sua mano. Per il che, egli Irovavasi in grado di dettare