142 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI La república da principio cercò l’alleanza di costui contro gli altri. Ma, in seguito, non si fece il minimo scrupolo a scambiar di fazione, ed a proteggere Antonio della Scala contro il Visconti. Così cercava di affrettare la caduta di tutti. Intanto sovrastavano a lei stessa grandi sciagure. L’anno 1582 infierì in Venezia una peste così crudele, che in men di tre mesi contò ben diciannovemila vittime; fra le quali è da annoverarsi il Doge. Da un’altra peste però era straziala, appunto in quei tempi la rimanente Italia, per non dire tutta la cristianità, dalla quale Venezia ebbe il giudizio di saper tenersene immune. Era lo scisma scandaloso avvenuto per la nomina dei due papi Clemente vii ed Urbano vi. Le altre città prendendo caldo partito per l’uno o per l’altro dei due pontefici, si trovarono esposte a tale abisso di guai, che troppo malagevole sarebbe il descriverli, ma che avrebbe pur dovuto bastare a mandar scornato e perduto il guelfismo in sempiterno. I Veneziani non vollero immischiarsi nè punto nè poco nello scandaloso dibattimento. Se ne stettero freddi spettatori, pronti sempre a trarre anche da esso il loro vantaggio. E vel trassero per modo, che il Carrara ne arse di invidia, e tornò da capo colle basse sue trame, onde fomentare, nel seno stesso della república, tristissimi dissidii. Era riescilo a corrompere persino l’avogadore Pietro Giustiniani e Stefano Manolesso, membro della Quarantia. Per buona sorte che i traditori vennero scoperti in tempo, e con un buon tratto di corda mandati all’altro mondo. Dopo lutti questi falli si decisero i Veneziani a stringer