CAPITOLO Vili. 199 ilei sangue, a contrastare palmo per palmo il terreno al nemico. La notte appresso tutti questi prigionieri, meno 400, vennero lasciati in liberta dai vincitori. E come ciò seppe il Carmagnola, diede ordine che questi pure fossero rilasciali secondo l’uso, mentre essi poi non doveano avere più dura sorte degli altri (1). Il governo veneto, ciò vedendo, s’insospettì della fede del Carmagnola (2); ed il Consiglio dei Dieci, nel mentre credè bene di raddoppiare di vigilanza, e di fissare su lui gli occhi della diffidenza, si pose a trattarlo con distinto favore, com’ uomo già predestinato in olocausto alla perfida sua gelosia (3). Eppure, sembra al Manzoni che in ciò avesse gran torto. Perchè, egli dice, pigliando al soldo un condottiero, doveva ben aspettarsi ch’egli farebbe la guerra secondo le leggi comunemente seguite, nè poteva senza indiscrezione pretendere ch’egli tentasse di riformare un uso così utile e caro ai soldati, esponendosi per tal modo a venir in odio a tutta la milizia, ed a privarsi d’ogni appoggio. Nell’aprile del 1428 fu dunque conchiusa tra Veneziani e Milanesi un’altra di quelle solite pacij mercè la quale la república di Venezia entrò in possesso di Brescia (1) Dovrebbe parer strano questo fatto di veder rilasciati cosi facilmente in libertà i prigionieri di guerra. Ma il Bigli, citato dal Manzoni, ce ne dà una ragione che molto ci appaga ; ed è che i soldati erano indotti a ciò dal timore « di veder presto finite le guerre, e di udirsi gridare dai popoli : ulla zappa i soldati. » (2) Carmignola et integrimi negl&xit Iriumphum, et, quod est absur-dius, Malatesla cum captivis ad unum, inconsulto Senatu, libértati restituii. Hacc propter illius suspecta primum fides apud Venetos. Verri. (3) LeConscil des Dix avoit commencè a se defier de lui, et dcjà il le traittait avec faveur, cornine un liomme qu’il vouloit sacrifici1. Sismoxdi.