70 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI abbiam vislo, non permettevano cbe il pontefice conferisse le cariche ecclesiastiche senza il consentimento della potestà secolare. Quand’ecco, nel 1560, Pio IV nominò vescovo di Verona Marc’Antonio Amulio, senza farne parola al senato. Questo fieramente si oppose; il papa se ne indispettì, ma Amulio prestò ubbidienza al governo. Non andò guari, per altro, che il pontefice conferì la porpora cardinalizia a questo medesimo prelato, il quale, come dice il Daru, ebbe la debolezza di accettarla. Ed il senato, risoluto di non transigere menomamente dalle sue leggi, richiamò Amulio dall’am-bascieria e tolse ai di lui parenti la dignità senatoriale. Così i Veneziani adottarono tutte le massime del Concilio di Trento risguardanti il dogma, ma non riconobbero le leggi relative soltanto alla disciplina. E quando Pio V pubblicò la famosa bolla in Coena Domini, il senato veneto virilmente la respinse, poiché le parve che essa sancisse non lievi usurpazioni del potere spirituale sul temporale. E questo esempio valse assaissimo anche agli altri governi. Ora è mestieri che ci portiamo per poco in Oriente, avendo dovuto colà rivolgersi per alcun tempo le supreme cure del veneto senato. Il colosso turco, che con grave scapito dei possedimenti della república aveva fallo tante conquiste, andava estendendosi ogni dì più, e ogni dì più s’accrescevano le sue pretensioni. Nel 1562 il gran Sultano inlimò ai Veneziani di liberarlo da quei feroci pirati, che chiamavansi Uscocchi; e la república avendo prontamente deliberato di mandar navi per assecondare il volere del Turco nell’ardua impresa, corse rischio, per ciò stesso di mettersi in guerra con Soli-