CAPITOLO XVIII. 549 in gravi discordie con Luigi XíI, ed odiava a morte il cardinale d’ Amboise, ed aveva, infine, il pensiero di purgare l’Italia da ogni straniera ingerenza. — Eppure, poco stante, fu proprio lui che suscitò contro Venezia i disastri peggiori. Già s’era Giulio 11 indispettito contro la república per l’asilo da essa accordato ai Bentivoglio, signori di Bologna, dal vecchio pontefice espulsi dal regno. Ma il guaio più grave accadde per avere il Papa, di suo capo, conferito il vescovado di Vicenza ad uno de’suoi nipoti, venendo così doppiamente ad offendere le massime fondamentali della república, per le quali era detto che i beneficii ecclesiastici dovevano essere investiti soltanto a sudditi della Signoria, e da lei nominati. — Per il che, il Governo Veneto non esitò ad eleggere per la sede di Vicenza un altro vescovo , che fu detto per la grazia del-l’eccelentissimo consiglio. Lo sdegno di Giulio non ebbe allora più freno. Propose tosto al re di Francia di formare con lui una lega per conquistare tutti i veneti possedimenti. E vane non furono pur troppo siffatte sollecitazioni, poiché, se dal-l’una parte Luigi XII avea ricevuto dalla república troppo rilevanti servigi per poter prestar mano alla ruina di essa, dall’altra il suo ministro d’Amboise anelava che gli si presentasse un’ occasione da vendicarsi contro i Veneziani, che tanto efficacemente avevano contribuito per escluderlo dal pontificalo. Il solo Stefano Poncher, arcivescovo di Parigi, ebbe coraggio, nel Consiglio del re, di mostrare quanto più conforme ai veri interessi della Francia fosse 1’ alleanza colla república, e quanto, invece, perniciosi riescissero tutti quegli altri parlili che avessero potuto porgere