218 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI piutloslo a spegnere che a ravvivare la scintilla del genio e l’impeto dell’entusiasmo. — In fatto, nella campagna del 1437, i Veneziani perdettero una divisione che il Piccinino prese senza difficoltà fra le inaccesse strade della Valtellina. 11 duca di Milano non trasse però gran partito da questa vittoria, mentre l’8 aprile 1453 sottoscrisse un tratlato di pace, per il quale la república veneta acquistò qualche distretto del Milanese sulla riva sinistra del-l’Adda, onde questo fiume segnò il confine de’suoi Stati, e le insegne di San Marco si videro sventolare a poche miglia da Milano. Da questo momento anche Venezia divenne una potenza peninsulare soggetta quindi a risentire l’influenza di tutte le cause che turbavano gli altri Stati d’Italia. Francesco Foscari, il 27 giugno 1455, convocò il Consiglio per dirgli che nel timore non potesse il popolo approvare le guerre da lui promosse contro il duca di Milano; e trov.ando d’altra parte indispensabile, per la necessità dello Stato, l’armonia dei sentimenti fra il principe ed i sudditi, per meglio giovare alla patria egli era pronto a sacrificare la suprema dignità ond’era investito, e diede quindi la sua dimissione. Sul quale fatto noi vorremmo richiamare tutta quanta l’ammirazione dei nostri lettori, poiché se giusta era la rampogna dell’Ali-ghieri contro chi, trovandosi in posizione di poter giovare al proprio paese, si lasciano sgomentare e sopraffare dalle difficoltà che sempre s’incontrano, e tanto più gravi quant’è maggiore il bene che si vorrebbe fare; e non sentendosi capaci di sostenere una lotta a vantaggio dei sudditi, fanno per viltate il gran rifiuto, non meno ammirabile ci appare colui che rinunzia spontaneo alla