140 STORIA DEI, CONSIGLIO DEI DIECI bardia, nè poteva far troppi conti sul marchese d’ino-iosa, allora governatore di Milano, brigò presso la corte di Madrid ed ottenne che gli fosse immediatamente sostituito don Pietro di Toledo, marchese di Villafranca, suo intimo amico; il quale, non appena fu edotto del secreto disegno dell’ ambasciatore, colpito dalla grandiosità dell’impresa, promisegli tutti quei soccorsi che avrebbe potuto nei limili di una troppo necessaria prudenza. Prima cura del Bedmar era quella di lener vive le ostilità fra Venezia ed il governo di Milano; e provide, quindi, perchè il marchese di Lara facesse così irragionevoli proposizioni di pace, che il senato fu costretto di respingere con indegnazione, e di solennemente protestare non esser possibile accomodamento di sorta. E come se ciò non bastasse, il Toledo, da una parte, faceva avanzar verso Crema un forte distaccamento di truppe ed altre ne apparecchiava presso Pavia; e dall’ altra, il viceré di Napoli, colla sua flotta, chiudeva il varco a tutti i sussidi che eran diretti, per mare, alla republica. 11 veneto senato altamente protestò presso tutte le corti d’Europa contro la nequizia di siffatto procedere; ed il Bedmar, non solo seppe giustificarsi di ciò, ma, per indebolire anche moralmente la republica, pensò di scemare quel credito di prudenza e di sapienza, di cui universalmente godeva, con publicare un libercolo col titolo di Squittinio della Libertà Veneta , e collo scopo di provare come la tanto vantata libertà ed indipendenza della republica veneta non fosse che una chimera. -—Quel libro, messo fuori, com’era ben naturale,