CAPITOLO XII. 379 Il governo veneto non volle assumersi solo la responsabilità dell’accondiseendenza o di un rifiuto all’imperiosa ingiunzione di Francia, e la sottopose alle deliberazioni del senato! Quel Pesaro, che altre volle abbiamo udito inculcare con lanto fervore la necessità di provedere alle armi, non mancò nemmanco in questa circostanza di far risuonare alle orecchie degli indolenti colleglli parole oneste e generose, perchè veramente la republica di San Marco avrebbe dato troppo chiaro segno di debo«, lezza, e, peggio ancora, di poca sensibilità ai sentimenti dell’onore, se si fosse arresa con vile condiscendenza agli ordini di un’estera potenza. Eppure, con una notevole maggioranza vinse il parlilo di coloro che, surli a combattere contro l’opinione del Pesaro, hanno conchiuso che la pietà verso un principe straniero non doveva operare sull’animo dei senatori, più che la carità verso la patria. Bruita, certamente, e vituperosa deliberazione fu questa, esclama 1’¡storico da noi già citato (1), .nò scusabile per alcun verso, tanto più quando si vedeva chiaramente che il vituperio non sarebbe bastato a partorire salute. Nò varrebbe a diminuire la vergogna l’esempio di Luigi xv re di Francia, il quale, stretto da nessuna necessità, e solo per secondare il desiderio dell’Inghilterra, non abborrì dal bandire da’suoi stali il pretendente principe Edoardo. No, questo fatto non vale, perché i re possono bene dare, col loro esempio, maggior forza all'onesto, ma non onestare il disonesto. Una volta sancito dal senato, toccava agli inquisitori di stalo il provedere, perchè quel decreto avesse compi- ti) V. Botta, Storia d’Italia, dal 17S9 al 1814, lib. vi.