444 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI a sudar mollo gli officiali a 'Irallenero il furore di co-testi soldati, i quali volevano sterminare i Francesi tulli, sino all’ultimo; ma, se qualche cosa ottennero, non poterono impedire, però, che otto non fossero gravemente feriti e cinque uccisi, fra cui il capitano. Per il qual fatto, il ministro di Francia, Sdegnatissimo, esigeva che fosse tosto arrestato il Pizzimano co’ suoi complici, e risarciti i danni del legno. Ma il senato, che al capitano aveva già reso publici encomii, e concessa doppia paga ai soldati, non potè adempiere che la seconda condizione; rimettendosi, per la prima, al giudizio di Bona-parle, a prevenire il quale, aveva già spedilo a’suoi deputati che erano già in viaggio per recarsi a lui, un’esatta relazione dell’accaduto. I quali deputati, cammin facendo, insieme alla notizia del massacro di Verona, ebbero pur quella della guerra dichiaratasi tra Venezia e Francia, e della pace conchiusa tra Francia ed Austria; a patti che i Paesi Bassi fossero ceduti, e la nuova república lombarda riconosciuta; onde, presagivano che l’Austria non avrebbe poluto rassegnarsi a tali sacrificii, se non colla secreta assicu-ranza di un importante compenso. E, pur troppo, un’interna voce diceva loro che il compenso sarebbe sialo Venezia. Giunti a Gradisca, i veneti deputali vennero tosto presentati da Berthier a Bonaparle, il quale li accolse con molta cortesia, e lasciò che a tutto loro agio esponessero le ragioni con cui credevano convincerlo della grande amicizia che correva fra la república francese e la veneta, e, quindi, dell’impossibilità che Ira loro avesse ad insurgere guerra, mai. In quanto, poi, agli sciagurati