CAPÌTOLO XVII. 485 Carlo Vili: Voi darete nelle vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane, parve tramontasse la gloria nostra. 11 suo rogo fu quello del Savonarola, animo candido, intelletto soven Inamente e precipitosamente ardito, che, senza aver forza di braccio, volle riformare Firenze , e con Firenze l’Italia. — Fu allora clic papa Alessandro ringraziò la republica d’essersi tanto efficacemente adoperata contro i Francesi, con un Breve mollo edificante; col quale, dopo averla lodata e ringraziata delle passate imprese, la esorta con tutte le forze dell’animo suo a fare il possibile onde tosto siano ricomposti anche gli altri guai che tanto turbavano l’Italia, e caldamente la eccita a fare il possibile per ricondurre la patria comune all’ antica sua grandezza. Ora traltavasi di restituire al re Ferdinando gli antichi suoi possedimenti, e miglior sorte ebbero le armi venete nel regno di Napoli, che non nelle passate battaglie. Era alla testa dell’esercito il valoroso Grimani, del quale anche Paolo Giovio rende la più onorevole testimonianza. Molto probabilmente i Francesi vi sarebbero tulli periti, se, per ritirarsi, non si fossero rassegnati a perdere tutla quanta l’artiglieria. Dal Piemonte, dove ancor si trovava, ben cercò CarloVlII di proporre ai Veneziani trattative di pace; ma il papa vietò loro di venire a qualsiasi accomodamento ed intimò al re di Francia di sgombrar tosto dalla penisola. Anzi, per le tante soperchierie fatte dai Francesi in Italia, il 5 agosto 1475 scagliò contro il re Carlo un terribile Monitorio, nel quale rinfaccia al re le orribili violenze, i furti, le ruine, le stragi, gli stupri e gli incendi commessi dalle sue genti, e sotto gli stessi suoi