CAPITOLO IX. 249 inquisitori di stato successori nostri, et sij conferito alli stessi correttori, con l’assistenza del serenissimo, che sarà frui to della loro prudenza et zelo al bene della patria, il non poner mano nelle autorità essenliali del senato et conseglio di Dieci, ma passarla superfluamente in materia tanto delicata et concernente la preservalione della repubblica; perchè il tempo ha fallo conoscer con moltiplicale esperienze, che il credito ed il rispetto di questi consigli ha servilo di diffesa pubblica et privata, et che se ben vi si scoprisse alcun carato di disordine nei portamenti di questi consegli, ciò era compensalo da allre-tanta somma di buoni effetti, non trovandosi per ordinario medicina tanto purgata che non causi qualche danno, et pur tuttavia si usa perchè il beneficio è molto maggiore: e che viene inserito obligo alli inquisitori di fare questa rimostranza in ogni nuova elellione del loro magistrato acciò sij raccordalo essere mente pubblica che questa habbi a riuscire in edifìcatione et non in danno pel buon governo : che la moltitudine nobile non è capace per sè stessa di arrivare al vero interesse de stato, et che perciò non è bene darli occasione di volare sopra cose scabrose, ma proponerli correttioni tali che se confaccino all’intendimento comune: che tale è la confidenza che si ha della loro buona mente et della loro peritia nel maneggio pubblico, ma che, per adempimento della terminatione de’precessori, have-vano passato questo oifitio amichevole, essendo unico il fine de’ buoni rapresentanli benché de fontioni diverse, ma tutti tendenti al bene della pairia comune. Fatto che sij questo passo, se si troverà prontezza in tutte le persone di correttori di confermarsi in questo sentisi. i»el Cons. dei Dieci—Voi. 11. 32