STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Il vile generale condotto a Venezia fu condannato a perpetuo esiglio, ed alla restituzione della paga ricevuta. Il Sandi asserisce che si cercò di scusare la di lui condotta, col dire che a tale perplessità egli era stato spinto dal sentimento di tenerezza per un suo fanciulletlo che aveva seco sulla nave ; sicché d’allora in poi, fu proibito, per legge, ai generali Veneziani d’imbarcarsi coi loro figliuoli. Il timore di una turca invasione strinse a tal punto, che trovandosi i principi italiani minacciati da comune pericolo, pensarono di fortificarsi con una lega, alla quale presero parte papa Paolo II per primo, poi Ferdinando re di Napoli, il duca di Milano, quel di Modena, e le republiche di Lucca, di Siena e di Firenze (1). Ma troppo deboli rinforzi potevano porgere questi Stali, contro l’orda irruente dei Turchi; e la república fu costretta rivolgersi ad implorare soccorso anche all'imperatore Federico 111 ; e non n’ebbe più che pompose promesse. Per cui, la flotta veneta, rinforzata da 19 galee del Papa, e da poche altre mandale dalla lega, non riesci-rono che a prender Smirne, per darla poi alle fiamme. Narrano gli storici, che in questa occasione i combattenli (1) Tutti gli storici ammettono il fatto di questa lega, sono però discordi nell’enumerazione delle parti contraenti. Il Sandi inette « la república, il papa, il re d’Aragona, Ferdinando re di Napoli, il duca di Milano, li Fiorentini, ed il duca di Modena. » (Istoria ecc. lib. vitr. cap. 9); — ed il Balbo si esprime con queste parole: « Italia avrebbe potuto più che mai far la lega contro a’ Turchi : e molto se ne trattò : e se nè firmò una a Roma tra papa Paolo n, Luigi, marchese di Mantova, Guglielmo marchese di Monferrato , Amedeo ix , duca di Savoia , Siena, Lucca, e Giovanni d’Aragona. Ma, oltre alle feste che se ne fecero, non riuscì nulla, e fu lasciata Venezia sula a proseguire, con varia fortuna, la guerra lontana. » Sommario, ecc.