138 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI del Nani, del Capriata (1), e massime del Saint-Real (2) e del Ranke, non tralasceremo di tener conto delle ragioni del Daru, nè delle serie confulazioni che il Tiepolo gli ha fatto. — Se dall’istoria è possibile ottenersi la verità, l’unico modo parci sia questo. Gravi ragioni di rancori aveva la Spagna contro la republica di Venezia, massime dopo i litigi col papa e la guerra degli Uscocchi, nei quali assai più efficace riesci la mediazione della Francia, a scapito della spagnolesca ambizione. E però quel truce governo aveva fisso nell’ animo di farne crudele vendetta. Ne lasciò pertanto l’incarico al suo ambasciatore ordinario in Venezia, don Alfonso della Queva, marchese di Bedmar, uomo di tempra veramente straordinaria. Scaltro raggiratore; sagace conoscitore degli uomini e delle cose; oratore facondo, ed elegante scrittore, con un’aria sempre schietta e gaia, al punto da sembrarti persino ingenua; di modi gentili ed insinuanti. Dimorante già da quasi undici anni in Venezia, aveva avuto campo di conoscere lutti gli elementi di cui avrebbe potuto servirsi pe’suoi disegni; ond’era nata in lui la persuasione che non gli sarebbe stato difficile (1) Histoire des affaires d'Italie de 1613 à 1650. — In questo scrittore troviam sempre menzionato eoa nome proprio un capitano Pétardiers, mentre dovrebb’essere un capitano de Pétardiers. (2) Groslev, dell’academia di Chàlons, ha publicato un opuscolo per provare que la relation de Saint-Réal doit être tenue pour suspecte. Ma il Voltaire ne dà ben altro giudizio. « L’Abbé de Saint-Réal, qui a écrit cet événement célèbre avec le style de Salluste, y a mêlé quelques embellissements de Roman , mats le fond en est très-vrai. — V. Essai sur les Moeurs. — Ch. 186.