CAWTOLO I. 15 Eppure, malgrado tanti disastri, quando papa Giidio, nell’intento di slaccare Massimiliano dalla lega,, s'arrischiò a promettergli la cessione di Verona, persuaso che la republica, minacciata da tanti guai, avrebbe avulo di grazia a rassegnarsi a tal sacrifizio, s’ingannò a gran parlilo. Per estremo rimedio, troppo temendo clic, per tali vittorie, s’estendesse più oltre la potenza dei Fran-ce'si In Italia, l’aslulo papa procurò di spargere il malcontento tra gli Svizzeri che erano ai soldi di Francia, onde procurare di tirargli dalla sua. E non gli riesci malagevole, poiché sempre preferirono di combattere per l’Italia i liberi figli dell’Elvezia. Che se molti va-.knt’uomini a gran ragione alzaron la voce perchè i discendenti di Teli si facessero strumento non di libertà, ma di tirannide,-bisogna pur convenire, per amor di giustizia, che non era loro la colpa, sibbéne dei tristi principi che lenevanli a soldo; mentre, scambiali i principi, noi abbiano visto, e più ancora vedremo per l’avvenire , con quanto fervore abbian essi fatto a gara colle milizie nazionali, per difendere la minacciala indipendenza italiana. E ben sei sanno i Romani che, quasi a mani sguernite vennero provocati e sorpresi da un nemico che tulio il suo diritto e tutta la sua forza 'ripone nel poderoso stromenlo delle artiglierie. E, dopo il luminoso trionfo delle milizie federali, testé riportato, a noi sia lecito esprimere il volo universale, che il più forte tra i principi italiani l’accordi, per un caso di guerra che potrebbe anche essere non molto lontano, col prode generale vincitore della gesuitica lega, perchè alle nostre, unisca le nobili sue forze, onde meno micidiale riesca il comballimenlo, e più sicura e più sollecita la vittoria. Ren altri nemici vi sono in Lom-