12fi STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI per ulile della república. Alla qual cosa io non dubito che tutti i vostri consigli ed ordini risguardano. Quanto appartiene alla ingiuria privata, tanto sono lontano che per questo abbia a nuocere ad alcuno, che, quel santissimo sacramento da me oggi ricevuto per salute, e per quei sacrifìcii ai quali sono stato presente, che niuna cosa da qui innanzi sarò più pronto a fare, che a mostrar con gli effetti che io mi sia scordato perpetuamente dell’odio di ciascuno. Tutti quelli ai quali la nostra fortuna alcuna volta è stata sospetta, intendano me non essere loro manco amico di qualunque altro amicissimo uomo; la dignità dei quali, nè per me, nè per altri, sarà violata, ma forzerommi a mio potere in ogni luogo sempre di giovare a quelli. Quanto voi m’invitate con onesta esortazione a servir la república, tanto io desidero di obbedire, e volentieri cercherò difenderla. E voglia Iddio, che io sia colui il quale in tanto pericolo possa giovare per qualche via, e con consiglio e con industria ch’io so, che a questo con ogni amorevolezza non mancherò (1).» Con tutto ciò, era tanta la gelosia del governo veneto, che gli conferì solo una parte del comando, ed ifnch’essa divisa con un capitano di Verona. E se poi ebbe titolo e potestà di generalissimo di mare, il fu per acclamazione unanime della moltitudine, contro la quale non valsero punto nè anche le diplomatiche ambagi. Tra gli ultimi d’agosto ed i primi di settembre, oltre una trentina di galee genovesi apparvero dinanzi al lido. Le flotte avversarie al primo scontrarsi si accolsero a colpi d’artiglieria; malgrado ciò, quaranta scialuppe tentarono di sbarcare. (1) SakiÌlmco, Deca seconda, lib. vi.