470 STORIA DEI. CONSIGLIO DEI DIECI che profitto dalla ruma della patria. Gemono, perchè olio anni di rivoluzione, non li hanno ancora assuefatti a tali disgrazie; bestemmiano, perchè non hanno ancora imparalo le delirine machiavelliche; e non si ardiscono, perchè non sono ancora tanto ardili da non ahbominare la sfrontatezza politica. Per il che, non resta altro modo di giovar loro, clic di ordinare in Venezia il governo meramente militare, pel quale voi, a nome della Francia, richiederete quello che eglino, a nome della sovranità del popolo, il quale aveva riposlo in loro la sua fede, ricusano di fare ». Son parole coleste da far onore a qualsiasi nazione: ma Bonaparle non se ne lasciò punto commovere. Anzi bruscamente rispose, che la republica francese non aveva alcun vincolo che 1’ obligasse di anteporre ai proprii gli interessi di Venezia; che d’altronde, la nazione veneziana più non era: che, divisi da lanli interessi, effeminali e corrotti, codardi ed ipocriti, i popoli d’Ilalia, e specialmente il Veneziano, non eran falli per la liberta. Indarno, però, .si sforzava di palliare con brutali sofismi la turpitudine dell’opera sua. Il fallo è ch’egli voleva usurparsi i Paesi Bassi, la sponda sinistra del Reno e Magonza, la Lombardia austriaca, e Mantova e Corfù. E, siccome non voleva nemmanco pigliarsi l’incomodo di fare la guerra contro l’Austria, che non sembrava disposta a lasciargli possedere in pace tutte quelle regioni, aveva divisato di sacrificare Venezia, per dargliela veramente in mercede. Come videro la patria in sì estremo pericolo, i membri del governo provvisorio raccolsero i popolari comizii, per deliberare se i Veneziani volevano conservare la