124 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI di restituirgli alcuno de’suoi prigionieri: — « Siete padroni, ei disse, di ricondurli a casa vostra, perchè faccio conto di venir ben presto a prenderli io stesso, insieme a tutti i loro compagni (1). » Non c’era dunque altro scampo. 0 rassegnarsi a vedere tra brevi giorni, e fors’anco tra pòche ore l’istessa capitale della república vinta ed oppressa dalla abborrita rivale; o disporsi ad una difesa disperata, ma disperata davvero. Prevalse quest’ultimo consiglio. Ma il popolo, di cui si aveva allora tanto bisogno, protestò che non si sarebbe mosso neppure, se non sotto il comando di Vittor Pisani — a Tutti gridavano ad alta voce: Se voi volete che andiamo in galera, dateci il nostro capitano messer Vettore Pisani, che è'in prigione (2). » Strana e mostruosa, ma pur troppo non rara contraddizione, di vedere abborrili e perseguitati quegli individui, nei quali la moltitudine ripone tutta intera la sua confidenza e l’affetto. Per fortuna che, a dispetto d’ogni più forte volontà, succede sempre così: certe persecuzioni ag-. giungon pregio e popolarità a chi le soffre, come appunto certe onorificenze infamano quelli cui sono compartite. In breve tutta la città non fu che un solo grido di — Viva Vittor Pisani — dal quale dovette pur lasciarsi imporre anche l’aristocratico governo di Venezia non uso a lasciarsi dar legge da chicchessia (3). (1) Ci sono scrittori, i quali mettono in bocca del Doria anche la risposta dei cavalli, che qui, per stare coi più, noi abbiamo attribuito al Carrara. (2) Marín Santjto. (3) Per non far torto al governo, il Sa.ndi asserisce che il Pisani era, per vulgar fantasia, diletto troppo alla plebe.