CAPITOLO X. 511 sto tempio famoso che vuoisi sia cosíalo oltre quaranta milioni. Oltreché, i militi della república volendo, con profano consiglio, portarsela via , ruppero la statua di Minerva, opera di quel Fidia, più atto a rappi'esentare gli dei che gli uomini. Per gesta così gloriose, il senato veneto decretò che il Morosini, a titolo d’onore , venisse appellato il Peloponnesiaco, e, lui vivente, gli si erigesse una statua nel palazzo ducale; Ma a lungo non sopravvisse a tanti onori quel prodé, che morì di sellanlacinque anni nell’inverno del 1694 a Napoli di Romania, la quarta volta che era chiamato ad assumere il cornando supremo dell’esercito, dopo l’infelice esperimento che la república ebbe a fare di altri generali. E questa guerra venne chiamata miracolosa, tanto l’esito delle armi venete aveva superato l’universale aspettazione. Venezia ebbe tosto occasione di rimpiangere amaramente la perdita di un tant’uomo; poiché lo Zeno che gli successe nel comando dell’esercito, fu oltremodo infelice nelle sue spedizioni : onde, dopo la perdita di Scio, venne tradotto in Venezia carico di ferri, coi proveditori Quirini e Pisani; é fu certo una fortuna per lui Tesser morto nel mentre gli si faceva il processo. ! compagni vennero degradati. Dopo tante fortunose vicende, per le quali i Turchi non ebbero a soffrire tutti quei danni su cui i loro avversarli avevan fatto già i conti, bisognò pur venire ad una pace , che fu conchiusa a Carlowilz in Ungaria, l’anno 1699. E Venezia, per non sottostare al pericolo d’avere poi a sostenere sola una guerra contro l’impero ottomano, dovette rassegnarsi ad accettare le condi-