438 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI I parlamentarii dimandarono a Beaupoil, il quale, nel condursi da loro, era stalo per via assai malconcio dal popolo, perchè mai il generale Balland tempestasse colla sua artiglieria una città, che da ben dieci mesi mostra-vasi ai Francesi tanto ospitale, ed apparteneva ad una potenza amica. Al che egli rispose clic il fuoco del castello s’era incomincialo sol quando erano già stali assassinali dal popolo quattro Francesi, compreso un capo battaglione. Promise, però, di farlo (osto cessare, e di sospendere la marcia di un corpo di truppe, che accorrevano da Peschiera in soccorso dei loro. Si convenne, infine, da ambo i lati, che si sarebbe posto un velo sul passato; e si sarebbe attribuito quel disastro a circostanze fortuite, onde non alterare punto il perfetto accordo che sussisteva fra il governo delle due nazioni! Per il che si sarebbe dato ordine, dall’una parlerai contadini armali di uscire dalla cillà^ e, dall'altra, alle , milizie francesi di non più entrarvi. Del resto, le guardie sarebbersi ristabilite come innanzi alla rivoluzione, e si publicherebbe un proclama per ricondurre il popolo alla calma. Questa convenzione doveva essere sottoposta alla firma di Balland, il quale, come la vide, invece di ratificarla, vi volle aggiunti quattro nuovi palli; ed erano: disar-mamenlo generale ed assoluto dei contadini non solo, ma di tulio il popolo, nello spazio di tre ore: ristabilì-menlo delle interrotte comunicazioni: sei ostaggi, a sua scelta: soddisfazione pronta ed esemplare per la morte di tanli Francesi che erano stali assassinali. Era una specie di ultimatum. iMa, intanto, i cannoni della città e del castello vecchio continuavano nella loro opera di distru-