CAPITOLO IX. 279 nirà conosciuta come forzala la sentenza loro, havende obbligo di non alterare le deliberationi de’precessori, così potranno professare ad oggetto di scanzare l’invidia, la quale assalisse per ordinario i viventi et tralascia i deffunti. Imitaremo in certo modo l’arle del medico, che tralascia alcun precepto della dottrina per compatire al furor dell’infermo. 21.° Fu con molta prudenza da precessori nostri sta. bilita alcuna cautela acciò non nasca occasione di licenciare dal servicio alcuno de’ secretarij nostri, per quelli riguardi di gelosia che sono ben noti. Fu anco prescritto modo et osservanza, in caso che alcuno di loro di volontà abbandonasse l’impiego. Resta però un altro caso da prevedere et provedere, di non minor sospetto de’primi, anzi magiore per essere apparentemente lecito, et ad ogni modo causarebbe forse maggiori discon-cij. Questo è se uno de’ secretarij nostri, dopo haver servito al senato tempo considerabile, et perciò fatto capace et informato della midolla dell’ interesse del stato, in qual si sia emergente, volesse egli poi, non solo abbandonare la secretaria, ma vestire habito religioso di alcuno instituto, a questo tale non parerebbe conveniente prohibiré di portarsi fuori del stalo; perchè essendo li regolari privi d’arbitrio possono esser comandati di viaggiare da superiori loro, et è come incompatibile regolarità .con permanenza in un loco senza interrultione, et dato anco che così fosse, non restarebbe nè meno sfugito il pericolo della communicatione del secreto, perchè se lui restasse de peregrinare, non restarebbono gli altri suoi confratelli, a quali, stando anco qui, potrebbe somministrare tutte le informationi