CAPITOLO Vi. 151 Ma avvenne un singoiar contrattempo ad impedire che la rivoluzione potesse scoppiare il bel giorno della festa. Le flotte tanto necessarie, provenienti da Napoli, s’incontrarono lungo il viaggio in una squadra di pirati, che loro precluse il cammino e le impegnò a venire ad aspro combattimento. 11 quale sarebbe stato, certo, di assai gravi conseguenze se una fiera tempesta non fosse insurta a disperdere le navi nemiche : ad ogni modo, la flotta napoletana ne riportò tali guasti da non essere in grado, per qualche tempo, di continuare il cammino. Giunto indarno il giorno della festa, Bedmar dovette intervenirvi col massimo sfarzo, e, benché coll’ inferno nel cuore, seppe serbare sul volto la più impassibile tranquillità. Anzi, nell’ossequiare il nuovo doge, ebbe a fargli le più effuse congratulazioni per quanto s’era adoperato nel Friuli per ricondurvi la pace, nella speranza che, anche sul trono, avrebbe continuato a fare il possibile per evitare la guerra! —Ma, appena finita la cerimonia, egli volle abboccarsi con Jacques-Pierre e Renault onde conoscere qual fosse il loro avviso: se, pel successo infortunio, stimassero necessario l’abbandonare il pensiero della rivolta, o credessero di dover persistere nell’impresa. Al che, quei valenti risposero come il ritardo della flotta non avesse per nulla sfiduciali gli animi dei loro, proprio come se fosse giunta in porto; esser quindi miglior consiglio lo star zitti per il momento, aspettando che si offrisse, quando che sia, più propizia occasione. A tali parole, l’ambasciatore, che pur conosceva in che trista condizione si fosse, sentì infondersi nuova vita nef cuore; abbracciò con entusiasmo i compagni, e,