CAPITOLO XIV. 391 strage di tutti quegli abitanti che mostravano di aver più di vent'anni (1). Il Calbo uno dei comandanti fu trucidato sulla piazza, mentre attendeva intrepido all’olficio suo ; ed Erizzo che fece costar tanto cara al nemico la vittoria, venne segalo vivo in due parti, illeso restando il suo capo, con che il vincitore crudelmente intese d’aver lenula la sua promessa di salvargli la testa. Anna di lui figliuola, avvenentissima donzella, per la quale il Sultano era divoralo da ardentissime voglie, piuttosto che cedere, seppe morir fortemente lasciando splendido esempio del come possa anche una donna far sacrificio della propria vita, e perir vittima di patrio amore, e dell’onor muliebre (2). E dacché ci avvenne di ricordare un fatto di tanto eroismo in donna venela, vogliam mostrare al lettore la gentil dipintura, che n’ha fatto il Sagredo, quasi si direbbe però nel proposito di togliere alla prode figlia d’Erizzo quel prestigio onde la miseranda natura dei casi e la lontananza dei tempi e dei luoghi l’avevano sì poeticamente circondala. — Per lunghi secoli poteva dirsi della donna veneziana quello che si disse della romana : rimase in casa, filò la lana. Le madri antiche erano buone e solerti mas- (1) Così il Quadri ; ma il Malipiero dice senza restrizioni, che « furon tutti tagliati a pezzi. » (2; < Memoranda per l’istoria venela sia la costanza di Anna Erizzo, decapitata dalla mano dello stesso Maometto, per non aver ceduto a lusinghe impure. » Sandi. — Questo lacrimevole fatto offre un opportunissimo tema alla poesia. Esso fu svolto in una serie di versi facili ed appassionati dal novarese cav. Filippo Scolari, nel poemetto ¡storico la Caduta di Negroponte. Anche il duca di Ventignano il fece soggetto ad una delle migliori sue tragedie.