96 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI nostra provenga dalla potenza del seme, come l’altre dell’animale brillo, e per conseguenza sia mortale; gli argomenti con i quali pretende fortificare questi orrendi pensieri, sono cavali tulli dalla filosofìa naturale. 1 seguaci di questa scelleratezza sono i migliori della cillà, ed in particolare quelli che hanno la mano nel governo ». La republica non volle mai pigliarsi alcuna parie nei concigli e nelle guerre di religione, e, se pensò a rimanere inconcussa nel suo dogma, fu d’una tolleranza senza pari per le altrui credenze. Greci, Armeni, Protestanti, Turchi ed Ebrei avevano le loro chiese, e venivan sepolti nei templi senza scrupolo di sorla. Ben v’era il tribunale del santo Officio, ma con- • (rollalo per modo da non poter commettere alcuna delle esorbitanze che, pur troppo, succedevano altrove. Il cullo veniva esercitalo con grande regolarità e magnificenza. J vescovi, come abbiam visto altre volte, eran nominali dal governo, ed il papa non faceva che conferir loro l’istituzione canonica; e quando il doge consegnava l’anello ed il baslon pastorale ad un nuovo vescovo, gli diceva: Ricevi questo vescovado da Dio e da S. Marco (1). E fu solo dopo i disastri di Cambiai che la republica dovelle piegare il capo, e ricever la legge dalla corte romana, la quale ben s’impadronì (osto del diritto di conferir Ire quarti dei vescovadi, a patto però clic fossero a preti nazionali, e presentali al papa da cardinali veneziani. Con tulio questo, non si può dire, che i vescovi e (1) « Per Deum et Sanctum Marcum cognosce lume cpiscopalum » — V.. Storia di Venezia, ili Bernardo Giustiniani.