150 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI vostra che voglia farne inquisizione pe’ suoi avogadori del comune, affinchè sieno puniti quelli che sono stala la cagione di non avermi lascialo compiere una piena vittoria. « Quelle galere scampale io non potei inseguire pei moltissimi feriti delle galere che s’azzuffarono come che nel giorno erano stanchi. Per me, com’io abbia fatto, non mi curo di scriverlo per cagione che di me il fatto si è palese, poiché ogni uomo vide palesemente che io in verso la galera di messer Buccicaldo, sulla quale aveva più di 280 in 300 combattitori, m’incatenai con quella, ed avevaia sbarattata lutta. Ma subito mi vennero due altre galere, una avanti l’altra ad investirmi, l’uria a prora, l’altra sul quartiere a poppa dal lato destro, tanto che, durando la battaglia più d’un’ora con tre galere, coloro montarono sulla mia galera, e sbarattammo fino al fogone. Venendo il suo trombetta con due bandiere, piacque a Dio e al buon animo de’miei, tra i quali è un mio ammiraglio come un lione: e agli altri che si rendevano appresso il fogone, e furono addosso a coloro, tagliando a pezzi il suo trombetta con cinque altri che erano montati e con altri ribattuti all’acqua. Rimasi libero in quella burdega. Furono morti tutti i miei prodieri,- e tanta fu la calca che ebbi, che si ruppe la pertichetta dal lato sinistro che molti caddero in acqua. E da capo si ricominciò la battaglia. E mai non venne alcuno a soccorrermi salvo messer Lionardo Mocenigo che m’era dai lati, che aveva investito una galera e malmenata; che lasciando quella, venne colla poppa per accostarsi all’ una delle galere che m’era addosso. « Onde messer Bucicaldo cominciò a ritirarsi. E se fosse venuto un brigantino, non che una galera ad investirlo,