CAPITOLO X. 273 Da poco lempo il Municipio di Venezia comperò quel palazzo così splendido per bellezza artistica e per reminiscenze storiche; e dicesi che senza alterarne l’architettura, il voglia restaurare ad uso di qualche publico instituto (1). Per poco che il municipio avesse lardato, quella casa sarebbe caduta in sfascello, triste simbolo dell’ illustre famiglia che l’aveva abitata. Le notizie autentiche di questa famiglia risalgono fin quasi ai primi tempi della república. Originaria di Mestre recossi nel nono secolo a Venezia e diede alla república diversi tribuni. Nel 1122 il doge Domenico Michieli accordò a Giovanni e Guglielmo Foscari il privilegio di far parte dei Consigli dei nobili; e tre Foscari contaronsi fra gli ambasciatori mandati dalla república nel 1211 per assicurarsi il dominio dell'isola di Candia. Alla serrata del gran Consiglio Filippo Foscari fu compreso e la di lui famiglia venne quindi registrata sul libro d’oro. Ma dopo la morte del Doge quella famiglia fu come segnata dalla maledizione del cielo. —Gli ultimi discendenti di essa, ridotti all’estrema ruina, staccarono dalle nobili pareti degli avi i capolavori delTiziano, del Giorgine, del Veronese e li vendettero insieme con ogni altra più necessaria suppellettile agli usurai che abitano il ghetto. Povera gente! Degenerata a furia di stenti, di miseria e di abbiezione, fu costretta a vendere le ultime reliquie di una famiglia così pótenle, o per dir meglio, a distruggere persin le traccie di così luminose memorie ¡storiche. (1) Ci si scrive ila Venezia che il palazzo Foscari vien ricostrutto a spese municipali nell’ intento di farlo servire alla Scuola Tecnica che dovrà fra non molto essere colà trasferita. St. del Cons. dei Dieci — Voi. I. 35