«IO • STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Egli parve esitare su quest’ultimo punto, dicendo che, in mezzo al fermento delle nuove idee, avrebbe incorso non lieve biasimo, dichiarandosi contrario a quei principii, ai quali riconosceva doversi in gran parte il successo delle sue armi: e d’altra parte parergli sconveniente il contribuire a comprimere uomini, colpevoli forse verso il loro governo, ma dichiarati partitami della Francia. Onde, a ciò non avrebbe potuto prestarsi, se non nel caso che il Direttorio formalmente glielo ingiungesse; mentre, da parte sua, persisteva nel credere che il mezzo più sicuro, per assicurarsi dai pericoli di un’insurrezione generale, era quello di fare come il re di Sardegna, cioè unirsi in più stretti vincoli colla república francese. Ben scorgendo a che tendesse una tale insinuazione, i due commissarii risposero che i rapporti fra le due republiche erano già così intimi, e così semplice la condotta della loro, che, procedendo anche d’un sol passo più oltre, si sarebbe scostato da quel sistema di neutralità, nel quale credeva fosse riposta la sua salvezza. Oltreché, il senato non potrebbe prendere una determinazione sur un punto così delicato, se non al momento in cui un trattalo di pace facesse conoscere lo stato ulteriore ed i rapporti reciproci delle diverse potenze europee. Allora, assai destramente cercando di distoglierli dall’oggetto principale delja loro missione, Bonaparte si fece a rimproverar loro il lungo soggiorno del conte di Provenza a Verona, l’asilo accordalo in Venezia al duca di Modena, e specialrnenle ai suoi tesori, mentre, a sentire lui, trovavansi in Venezia fondi considerevoli