180 STOMA. DEL CONSIGLIO DEI DIECI i contendenti, riuscì alla fine la pluralità di voti per esser Doge quel Francesco Foscari che al Mocenigo premeva tanto di escludere, E i solili scrittori della Serenissima, poiché il nuovo Doge fece la sciagurata fine che poi vedremo, comincian fin d’ora ad accusarlo che abbia adoperalo i fondi della procuratia per farsi dei partigiani e comperar voli, e largendo sussidii a molti patrizii poveri, ed allestendo la dote per le loro figlie. Aggiungono che perciò sarebbe stalo prodigo tli ben trentamila ducali. E si noti che sono poi quei medesimi scrittori, i quali in altre occasioni si sono intesi di provarci all’evidenza, essere impossibile che nell’elezione del Doge si intrometta il più piccolo broglio (l). All’elezione di questo Doge (anno 1425) si adottò una nuova formola nell’inlcnziono di escludere affatto persili l’idea della parlo che vi avrebbe dovuto esercitare il popolo. Dicevasi altre volle: Noi abbiamo eletto il tale per Doge ; se vi piace. — Ma Francesco della Sega, can-cellier grande, dimandò : — E se il popolo dicesse di no, che ne sarebbe? —Si pensò quindi di sopprimere le ultime parole della formola. L’elezione di Foscari ravvivò, com'era ben naturale, la speranza dei Fiorentini di poter finalmente indurre i Veneziani a far lega con loro contro il duca di Milano. Ma a quest’ora le circostanze s’ erano mutale; e con esse anche i savii consigli del Doge. Un nuovo trattalo s’era conchiuso fra la Signoria e Filippo Maria Visconti, e, dall’agosto al dicembre 1425, la peste aveva tolta la vita a 15,500 persone. Ed i superstiti ebbero più voglia di (1) Anche ¡1 Daru questa volla ripete bonariamente la cosa, fidando sulle parole degli storici sullodati.