CAPITOLO XVUI. 545 Posto alla tortura, com’ebbe più volle negalo, alla fine, prima di morire per gli spasimi, si lasciò sfuggire di bocca alcune parole che, com’ era costume, vennero avidamente raccolte, e tenute in luogo di confessione. 11 Fornarello, adunque, convinto e confesso di omicidio sulla persona di un patrizio, venne dai Dieci condannato a morte ! ! Era appena calata la scure a troncare quel capo innocente, quando, chi dice per confessione di un moribondo, e chi per alcune cifre scoperte sull’elsa del pugnale omicida, si venne a sapere qual fosse il vero colpevole. Che importa? — 11 povero fornaio era morto, e si poteva, forse, per questo, ritornarlo alla vita? Ben pensò il Consiglio dei pieci di fare leale ammenda ed onorevole ritrattazione della propria improntitudine: ma potè, per questo, far risuscitare il defunto? Ben pensò il Consiglio, con solenne editto, di proclamare l’innocenza del misero, e di ordinare che, per Io innanzi, prima di proferire una sentenza capitale, dovesse un commendatore ammonire il giudice colle seguenti parole: Ricordatevi del povero Fornarello. — Ma, intanto, chi ridonava quello sventurato ai vecchi parenti, all’ inconsolabile fidanzala, a quell’avvenire che sì lielo e bealo poteva sorridergli?... Hanno torlo, sicuramente, quei tali che menano tanto scalpore per questo fallo, onde avere un pretesto di gridare contro l’ingiustizia, la crudeltà, o, perlomeno, l’avventataggine dei Dieci; mentre di errori consimili sono, pur troppo, piene le istorie di tu Iti i tribunali del mondo,- per il che il poeta triestino, nello svolgerlo in dramma, si diede lutta la cura onde il giudizio dei ST. DEL CONS DEI DIECI — Voi. I. G9