120 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Veneziani, e le altre dovettero la loro salvezza all'impeto della bufera. Le onde contesero ai vincitori buon numero di prigionieri: sicché gliene rimasero soli ottocento. Ma ira essi contavansi l’ammiraglio e diciotto delle più cospicue famiglie genovesi. Intanto le tre galee scampate, si direbbe quasi per miracolo, dal comune eccidio, per nulla svigorite dai sofferti infortunii, vanno animose ad attaccare battaglia sur un altro punto, onde disperdere così le forze del vincitore. Entrano nell’Adriatico, e sotto il comando di Luciano Doria, da tre ben presto diventano ventidue. Allora il Pisani chiamò in suo soccorso Carlo Zeno, e gli affidò il comando dell’ esercito, mentr’ egli stesso con venticinque vele recavasi sulle coste della Dalmazia, dove s’impadronì tosto di Sebenigo e di Cattaro. Malgrado ciò, anche i Genovesi avevan fatto qualche guadagno, essendo riesciti a ridurre sotto il loro dominio Trau, alla quale il governo veneto volle si recasse incontanente il Pisani. Il prode capitano obbedì; ma il di lui valore non valse, poiché i Genovesi seppero sempre schermirsi dei di lui assalti, e così guadagnaron tempo, finché sopraggiunse l’inverno. Voleva il Pisani trar partito della stagione inclemente per sospendere le ostilità, e far restaurare le navi assai logore pei lunghi servigi prestati, tanto più che la flotta nemica trovavasi per questo riguardo in molto miglior condizione. Non convenne in queste idee il Senato, e gli intimò di far entrare la flotta nella baia di Pola, dove l’ammiraglio trovossi a mal parlilo, davvero, non avendo quivi niun mezzo di rattoppare le navi sdruscite. E come se ciò non bastasse, non appena la flotta prese il largo del