168 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Non erano però ancora corsi tre anni, ed i tentativi di ribellione ricominciarono. Se non che questa volta non furono soli tentativi, mentre, sussidiati i rivoltosi da Sigismondo, competitore di Ladislao pel trono d’Ungheria, riescirono a vincere l’armata dei Veneziani, ed a cacciarli da quasi tutta l’Albania. In compenso, riebbe la republica la città di Zara, già otto volte ribelle, pagandola centomila ducati al detto Ladislao, sollecito di recarsi a Napoli dove temeva una rivolta (1). Per paura di perderla, di bel nuovo mandò Venezia quattro provveditori, con potente soccorso, a tener presidio nell’infedele città, un’enorme guarnigione, e poi la cinse di fortificazioni, col possente spauracchio di un forte (2)., Con pari felicità s’impadronirono le milizie venete delle isole di Arbo, di Pago, di Cherso e di Ossero. Ma Sebenigo costò loro oltre due anni di immense fatiche e di lotte crudeli, poiché i suoi abitanti, risoluti a qualunque costo di non perdere la propria indipendenza, operarono prodigi di valore, e non si arresero che nel novembre del 1412, vinti dagli spasimi della fame (3). (1) Questa cifra è tolta dal Sabellico, dal Sanuto, ecc., ma quegli altri scrittori che si riferirono all’istoria di Gioanni Lucio, de regno Dalmatiae, convertono i ducati in fiorini. (2) L’anno 1409. Voglion taluni però che i Veneziani abbiano riavuta Zara prima dell’espugnazione di Padova, e che, insieme coi diritti su Zara, abbiano comperato da Ladislao anche quelli per tutta la Dalmazia. Tra essi è il Verri : Tandem Jadera, non armis sed auro, venetae ditioni debebat accedere, cum universo agro, suisque a mari limitibus. (3) Narra il Sabellico : « La città non solo si difese combattendo, ma i Veneziani furono cacciati dalle mura con molto sangue: onde i senatori deliberarono