428 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI 5° Molte volte siamo stali avvertiti che in casa di monsignor Nunlio siano fatti frequenti discorsi, che l'autorità del principe secolar no se estenda a giudicar ecclesiastici nè in materie civili, nè criminali, nè quando l’ecclesiastico sia attore, nè quando sia reo, se quesla facoltà di giudicio non sia concessa da qualche indulto, pontificio, e eh’è scismatico quel principe che altrimenti facesse. A questo discorso non solo intervengono li curiali di sua signoria reverendissima, ma alcuni prelati nobili nostri, come vescovi et altri beneficiati, li quali, per mostrarsi belli ingegnij, et per procurarse la gratia del pontefice, non siano meno caldi delli altri in sostentar quest’opinion, el, passando più avanti questi prelati, discorrano ristesse cose alle case loro, con i padri e fratelli, ed in altri congressi, non se astengono punto di così raggionar. Al che, essendo necessario darvi rimedio, sia statuido che, quanto ai curiali di monsignor Nuntio, mentre il loro discorso non esca dalla corte, non sia fatto altro; ma, caso che ristessi curiali ardissero parlar in ogni loco fuora delle corte cose simili, sia procurando de farne ammazzar uno, lasciando anco che senza nome di autor, si vociferi per la città che sia stato ammazzalo per ordine nostro, per la causa suddetta, è sia avvertido 1’ accidente con diligenza all’am-bassador nostro a Roma acciò usi le circonspeltione necessarie per li suoi famigliari di lì. Li prelati nobili nostri che ardissero far questi discorsi nalla corte del Nuntio, siano descritti in un libro inlitolado: Ecclesiastici poco accetti, et siano scritte lettere dal magistrato nostro alli rettori, sotto la giurisditlione de’quali have-ranno le loro prelature, acciò ristessi rettori procurino d’indagar copertamente se alcuna persona particolar ha-