CAPITOLO V. 115 Tristi dissidii fra i Veneziani, clic guastano il frutto della vittoria — Disperati tentativi dei Genovesi per uscire dalle lagune di Chioggia— Cercano umilmente di venire a patti con Venezia; ma indarno — Si arrendono a discrezione. Seguitando i politici rivolgimenti, ci troviamo di nuovo alle prese con Francesco Carrara. Sussidiato egli con cinquemila uomini stranieri, non ebbe bisogno di molto valore per vincere l’esercito della republica, e farne prigioniero il generale Giustiniani. Ma ben presto i Veneti, con nuove forze, riescirono ad ottener la rivincita, ed a far prigioniero, alla lor volta, il capitano nemico. Era questo il momento in cui il re d’Ungheria, da buon alleato, avrebbe dovuto adoperarsi per il Carrara ; ma voi sapete che gli stranieri sono come gli amici della fortuna, che stanno con voi finché vi arride la sorte per dividerne i vantaggi; ma non appena questa vi volge le spalle, battono aneli’ essi la ritirata, e tanto peggio per chi ha avuto il poco giudizio di mettere in loro fiducia. —Così avvien sempre, e il re d’Ungheria non era quello sicuro da far eccezione alla regola. Fu quindi inevitabile il venire ad un trattato di pace, di cui eran queste le principali condizioni : — Che i limiti dei due Stati venissero stabiliti da una commissione composta di soli Veneziani; — che il Carrara pagasse l’annuo tributo di duecentocinquantamila ducati: —demolisse tulli i forti che aveva costrutti, e non potesse rialzarne di nuovi : — cedesse, come pegno di pace, la cilt'a di Fellre; — infine, si recasse in persona a Venezia, o vi mandasse il proprio figlio per prestare alla republica giuramento di fedeltà.