236 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI figli, ma non sia mai venduta la nobiltà! ! » Non sapeva persuadersi costui che il popolo potesse rispettare il potere, vedendolo fra le mani di persone tolte dalla propria classe, e che avevan sempre diviso con lui le fatiche e gli stenti. Sotto il quale rapporto, quanta differenza non corre fra quei tempi ed i nostri ! Poiché se anche oggidì non sarebbe difficile il trovare fra noi uomini capaci di ripetere le stolte parole del Michele, è, d’altra parte, talmente sviluppato in tutta Europa lo spirito democratico, che più volte abbiamo udito accagionarsi, a diritto o torto, la ruina di un paese dal fatto solo che era stato governato da una fazione patrizia; e negli ultimi sconvolgimenti dei diversi stati abbiamo visto entusiasticamente applauditi quei semplici cittadini che, pei servigi da loro resi alla causa della libertà, vennero assunti a governar la nazione. Da qui innanzi i titoli nobiliari non varranno più nulla per diventare ministri; e se uno stato, per bisogno di far danaro, volesse imitare ai nostri giorni l’esempio di Venezia col metterli all’ incanto, è certo che con questo mezzo non riesci-rebbe gran fallo a provvedere alle streltezze dell’ erario. Ond’è che parecchi Stati d’Europa hanno già pensato bene di abolirli, completamente, e non andrà guari a rendersi imitalo quell’esempio anche in Italia. A sopperire, per altro, a sì incalzanti bisogni, si rassegnò il papa a sopprimere alcuni conventi nel territorio della republica, permettendo che i loro beni fossero venduti a profillo dello stato. Non che da ciò si potesse aspettarsi un introito di grande rilevanza: ma più che della risorsa materiale si doveva tener conto del vantaggio morale ; imperciocché colcsla concessione