CAPITOLO XII.	* 409
mala intelligenza, era necessario che venissero restituiti ai soldati della república veneta, tanto più che Tarmala francese non aveva allora bisogno di quei due forti.
  Alla quale proposta Bonaparte non volle assentire, adducendo per iscusa che un generale presidente non poteva, nemmanco, in mezzo ai più lieti successi delle sue armi, trascurare di tenersi aperta la via per una sicura ritirata. Del reslo egli mostrossi indifferente riguardo ai varii provedimenti che avesse potuto scogliere il senato; solo osservava che se l’uso della forza non riesciva, quel infelice tentativo avrebbe cresciuta P audacia degli insurti, e quindi propagala la rivolta nelle altre provincie, dove ei sapeva sussisterne già il mal bevilo. Ed aggiunse che, a suo avviso, lo spe-dienle più sicuro e più efficace sarebbe stato quello di interessare lo stesso governo francese a ristabilirvi l’ordine, essendo egli pronto, quando ne lo si pregasse, a preslarvisi di buon grado, colla certezza di riescirvi.
  1	due veneti commissarii tosto scorsero tulle le sinistre conseguenze di quella proposta, onde gli fecero considerare come l’inlervenlo di una potenza straniera per ricondurre i sudditi all’obbedienza non poteva a meno di produrre un effetto contrario al propostosi ; poiché dava motivo di lamento ai male intenzionati, palesava l’impolenza del governo, e quindi si sarebbero ognor più rimbaldanziti gli audaci e scoraggiali i fedeli ; solo al governo spettare il còmpiio di ricondurre i sudditi al dovere: lult’al più si sarebbe potuto convenire intorno ai mezzi di cooperazione quando le truppe francesi dovessero continuare ad occupare i forti di Bergamo e di Brescia.
St. iibi. Cons. I*ri Dieci — Voi. II.	52