CAPITOLO VI. 165 solo il mio nome. Voi credete di avere il diritto di tormentarmi; ed io, vedete, debbo lasciarvi fare. Ma, per Dio! il vostro potere non arriva fino al mio spirito. Tormentatemi il corpo, e basta; quando avrete finito, farete portare altrove il mio cadavere (1). Abbiam già detto quanto discordi siano le versioni dei varii scrittori intorno a cotesta famosa congiura. Prima, adunque, di esaminare le ragioni per le quali il Daru s’ attenta persino di negare che sia avvenuta, vediamo in breve come ne abbian discorso gli scrittori più competenti. Nella relazione del segretario del consiglio dei Dieci, Giovanni Battista Padovino, del 17 maggio 1618, si legge : — Da molto tempo in qua 1’ ambasciatore di Spagna, con l’ordine del duca d’Ossuna e col mezzo ancora di altri, ha per diverse vie procurato di sorprendere, ed improvvisamente impadronirsi di questa città; e, quando l’una macchinazione non gli riesciva, ovvero nella effettuazione incontrava qualche impedimento, ne inventava subito un’ altra , restando sempre più manifesto il fine pessimo, e la corrispondenza fra i ministri del re cattolico ai danni ed offesa nostra. Il minor male è stato l’aver egli sedotto capitani, officiali, e milizie di varie nazioni, agli stipendi nostri. —Ed in una seconda relazione del 19 dello stesso mese fu soggiunto che — avendosi, con buon mezzo, avuto sentore dei sopraddetti trattati, fu deliberato di accertarsene meglio, col mandar persona confidentissima della república nostra, la quale, con circospetta maniera, nascostasi (1) Revf.rf., il Marchese di Bedmar.