CAPITOLO XI. 335 le sue divisioni, veniva ad essere intrusa una nuova famiglia, quella di Lorena, che era come dire una nuova attinenza e dipendenza deU’Auslria. Intanto che si faceva la guerra cogli stranieri, la república mosse querela contro il papa, perchè in Roma, contro il diritto di asilo ed i riguardi che credevansi dovuti al veneto ambasciatore, i birri erano penetrati nel costui palazzo a prendervi un furfante che vi si era rifugialo. Non potendo sul momento ollenere riparazione, l’ambasciatore parli indisponi lo da Roma, ed il veneto senato, punto non curando gli enormi guai che già sovrastavano alla república, sostenne alteramente le pretensioni del suo rappresentante, e diede subito congedo al nuncio del papa, rompendo cosi ogni diplomatica relazione fra i due siali. E così restò, finché papa Clemente xii provide saviamente, se non a togliere del tulio, almanco a restringer d’assai il funesto diritto di asilo, invitando i ministri stranieri a non protegger più olire i delinquenti. Sussisteva da parecchi secoli un soggetto di controversia fra l’Austria e la república in proposito del patriarcato d’Aquileja, imperocché la costui giurisdizione s’estendeva sulle due parli del Friuli, possedute da entrambi gli stali. Erasi da prima stabilito che il patriarca sarebbe stato eletto alternativamente da entrambi i governi. Ma Venezia aveva sempre studiato il modo di eludere a meraviglia questa intelligenza. Dopo tanto tempo, pensò un bel giorno Maria Teresa di far valere questo suo diritto, e rivolse, in proposito, forti reclami al veneto senato. In fine bisognò ricorrere al papa, il quale, per non far torlo a nessuno, decise che invece di un patriarca ve