CAPITOLO I. 23 tempo, di conchiudere la pace col re di Francia, e di stringer lega con quell’Aragona e colla república, a danno dei Francesi. i\la non nc ora quasi più in lempo, mentre per poco i Francesi non erano riescili a largii un bruito gioco nell’ ¡stessa Bologna, dov’ei s’era recalo sin dal settembre 1510, disposto ad assaltare, con tulle le forze sue e dei Veneziani, Ferrara. Egli, però, non era punto cuslodilo nè dall’ amore dei cittadini, nè da conveniente apparalo di forze militari, mentre indarno già da gran tempo aspellavansi le milizie venete e napoletane. Conlro le quali sfogò il suo sdegno l’iracondo pontefice, mentre i cardinali del seguilo, avvezzi, non ai pericoli della guerra, ma all’ozio ed alle delicatezze di Roma, come dicono gli storici contemporanei, correvano mestissimi al pontefice, lamentandosi che avesse condotto sè, la sedia apostolica, e loro, in tanto pericolo, ed istantemente Io stringevano, od a fare provvedimenti bastami a difendersi, cosa, in tanta brevità di tempo, considerala impossibile, od a lenlare di compor la vertenza a più ragionevoli condizioni, od, almeno, a partir toslo con loro da Bologna. In sì grave frangente, egli solo resisteva pertinacemente a tutte quelle molestie, malgrado che non fosse sicuro dell’animo del popolo, e mal soddisfallo per la lentezza dei Veneziani, e nè anche l’infermità del corpo, valeva a pregare in lui la gagliardia dell’animo, per cui benché gli altri si desser già per perduti, ei non volle degnarsi tampoco di venire ad un armistizio con Cia-monte generale francese, il quale, d’altra parte, stava in grande apprensione per le conseguenze dell’ ¡stessa sua vittoria. 1 pontefici riescono più formidabili vinti che vincitori ; ¡Napoleone sei sa, ed altri se lo ricordi.