54 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Gli stessi motivi che consigliano condiscendenza in fatto di costume, impongono di far guerra atrocissima alle idee. E ci duole il dover dire che, anche in ciò, il nostro Consiglio si è mostrato tutt’altro che incoerente. Guai al libraio che avesse, non dirò publieato, ma tenuto solo qualche libro in cui si trovasse la più piccola allusione contro il governo! Il meno che gli potesse toccare era la condanna alle galere, colla confisca di tutti i beni. Per cui, a sentire l’Amelot, sarebbe stalo impossibile il comperare in Venezia nemmanco l’istoria del Guicciardini, edizione di Ginevra, e lo Squittinii) della libertà Veneta. Abbiam detto che anche gli ecclesiastici teneva il Consiglio in gran suggezione. Sotto grave pena era loro vietato di rivolgersi a Roma per impetrarne qualche carica o qualche beneficio, se non nelle vie da apposite leggi stabilite. E se anche la nomina fosse venuta direttamente dal papa, i sudditi della república non potevano prenderne possesso, nè rimanerne investili senza il consenso di essa. In egual modo era vietato agli ambasciatori il ricever doni dai principi presso cui avevano residenza. Per quanto se ne dica, adunque, in bene o in male, di questo Consiglio, egli è certissimo che esso troppo risente della terribile ragione per cui venne inslituilo. E quando si pensa che il governo si trovò assalilo da una fierissima cospirazione senza averne avuto alcun sentore, e ne venne a cognizione per un semplice caso alla vigilia che essa dovea scoppiare, visla la gravità del male, peí-poco non si perde la voglia di prendersela contro il troppo eroico rimedio. E gli esempi di dogi assassinati non mancavano certo, come non erano mancali i tentativi di rovesciare i nuovi ordini della república per rimettere in vifore le antiche leggi. È naturale, adunque, che