CAPITOLO IX. 203 breve la liberalione del debito, et la restauratone in concetto, sarebbe anco lolerabile; ma ciò non può sperarsi che in longo corso d’anni. Applicalo per tanto il zelo al ben pubblico di noi inquisitori liabbiamo trovato modo di sgravare in gran parte la cassa senza anco pregiudicio privalo : et tuttoché questo pensiero possi esser concepito in mente d’altri, non può però esser adempito che dal magistrato nostro, consistendo la bontà dell’invenlione in una rigorosa secretezza. Resti per ciò terminato, che uniti d’opinione con una mula de’savij maggiori, ina privalamenlc, sij deputala una persona secreta che, fingendo in piazza negocio mercantile et privalo, compri dissimulatamente ogni maggior somma di questi crediti che le vengano alle mani et tra 1 importare della compreda, della sensaria et del suo impiego spenda sino dieci dotto per cento cioè con dis-dotlo contanti acquisti un credilo col pubblico di cento. Per fare queste comprede li siano dal camerlingo del conseglio di Dieci sborzalo, sollo ogni altro pretesto, cinque mille ducali al mese; ma habbi obbligo questo negociante di comparire ogni mese al iribunale nostro a consegnare le lettere di cambio, o le partile del credilo comperalo, acciò rincontrato il'scosso da lui, et l’acquisto fallo venga poi spedito nuovo ordine al camerlingo dell’istesso conseglio di farle nuovo sborzo. Sij poi cura de’ savij maggiori far capitare in cassa del conseglio de’Dieci questo accrescimento di danaro; ma sempre sotto altro prelesto; et sij pure connesso pena la vila al negociante questo mercato, et adogn’altro che arrivi a notizia di questo interesse di osservare puntualissima secretezza in pena della vita. In tal modo con