CAPITOLO VI. 145 visto, il duca d'Ossuna, il governatore di Milano e Renault, e quest’ultimo poteva già coniare sicuramente su 2000 uomini delle truppe di Lievenslein, e su più di allretaqli di quelle di Nassau. Allora il Bedmar stimò giunto il momento di lutto comunicare al gabinetto di Spagna e chiederne le necessarie istruzioni, onde , in un caso di rovescio, non assumersi da se solo la responsabilità di una tanta impresa. Mandò, per questo, al duca di Lerma un rapporto circostanzialo de’suoi disegni, dichiarando essergli necessaria una pronta e decisiva risposta, perchè, se fosser passali più di olio giorni senza ottenerla, egli sarebbe stato costretto a troncare ogni pratica ed abbandonare il troppo rischioso disegno. Ma la risposta non si fece punto aspettare, la quale metteva l’ambasciatore in nuove e gravi incertezze, poiché intimavagli di tirar pure innanzi quando fosse pericoloso ogni ulteriore ritardo; in caso diverso, però, fosse meglio procrastinare, per aver agio di procurarsi intanto un’ampia ed esatta descrizione dello stato della república. Per fortuna, non rescì difficile al Bedmar lo stendere prontamente una tal relazione; e quasi lutti gli storici convengono nel dichiararla un capo d’opera per eleganza di stile e per profondità di concetti. In essa tro-vavasi bensì qualche elogio dell’ antico governo della república, ma non eran dissimulate le piaghe ond’era in quei tempi travaglialo. Oppressa la plebe, mal pagbi i nobili; il popolo licenzioso ed il senato discorde; desolale le provincie e l’esercito rivoltoso. Onde agevole riesciva il concbiuderne che la república Irovavasi in uno stalo di decrepitezza, pel quale altro rimedio non ST. BEL CONS. BEI DIECI— Voi. 11. 19